lunedì 11 agosto 2014 Vergogna e disgusto

Tavecchio, nuovo presidente FIGC
Tavecchio, nuovo presidente FIGC
Con compattezza degna di migliori cause, i presidenti delle squadre di calcio (dai Dilettanti fino alla serie A i dissidenti si possono contare sulle dita delle mani) hanno spinto il 71enne Carlo Tavecchio alla presidenza della FIGC. Evidentemente hanno ritenuto che Tavecchio, che ha collezionato cinque condanne per reati che vanno dall'evasione, al falso, all'omissione di versamenti e denunce, avesse il curriculum giusto per presiedere l'organo di controllo e gestione dello sport più ricco d'Italia. O forse, grazie alla sua battuta su Opti Poba mangia-banane, hanno pensato che nessuno meglio di Tavecchio potesse entrare in sintonia con la nutrita schiera di tifosi rozzi e razzisti che anima i nostri stadi con i "buh" e i lanci di banane contro i giocatori di colore. O più probabilmente hanno pensato che nessuno meglio di Tavecchio, politico democristiano per vent'anni, poi presidente della Lega Dilettanti per altri venti - durante i quali si è fatto notare per l'"amichevole" gestione del business delle omologazioni dei campi da calcio in erba sintetica - potesse garantire la continuità dell'opaco intreccio tra politica e affari, tra pubblico e privato, che rappresenta il vero tornaconto di chi investe in una società di calcio in Italia. Ebbene, ce l'hanno fatta, hanno chi li rappresenta degnamente. Chi invece pensa che lo sport, ancor prima della politica, dovrebbe essere gestito con limpidezza e moralità, non può che provare vergogna e disgusto per quelli che decidono le sorti del nostro sport nazionale.
(p.v.)