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domenica 10 settembre 2017 Identità incerta
In una sfida che sa molto di nostalgia e di rimpianti per palcoscenici più prestigiosi, il Lecce si misura con un’altra pretendente alla promozione ed esce dalla sfida con molte meno sicurezze rispetto ad una settimana fa. Il Catania ha avuto più determinazione e più rabbia agonistica e ha mostrato di aver chiaro ciò che voleva. Il Lecce, al contrario, è stato ancora una volta una squadra troppo compassata e dall’identità incerta. I giallorossi hanno subito il Catania nella prima mezz’ora di gioco durante la quale gli etnei hanno mostrato una difesa solida e attenta, un centrocampo propositivo e capace di sfruttare la velocità di Russotto e la propensione offensiva di Curiale e Biagianti; il Catania è stato così spesso capace di superare i due centrali di Rizzo e di mettere in costante difficoltà un Ciancio sicuramente meno reattivo di altre occasioni. Queste differenze spiegano le occasioni da gol che il Catania ha saputo costruire rispetto al Lecce, del tutto incapace di impensierire Pisseri, e il vantaggio conseguito da Biagianti, sebbene in circostanze fortunose.
Nella ripresa il Lecce si è in parte scrollato di dosso apatia e supponenza e, anche grazie agli innesti operati da Rizzo, ha conquistato campo e ha più volte impensierito la difesa catanese, con tiri dalla distanza di Pacilli e Mancosu, con una incredibile occasione di Caturano fallita a pochi passi dalla linea di porta e con una fiondata di Lepore (unico momento di luce del capitano) su cui il portiere siciliano si è superato. A metà ripresa un inconsapevole pallonetto di Marchese e un contropiede di Russotto, impietoso nel sottolineare lo scarso dinamismo di Cosenza, hanno nuovamente e definitivamente spento la luce.
A conti fatti, e pur con le attenuanti che derivano dall’aver subito gol occasionali, il Lecce ha ancora una volta evidenziato quello che è un suo limite da quando naviga in questa categoria: l’incapacità di controllare, se non di vincere, gli scontri che veramente possono fare la differenza in termini di punti e per l’autostima del gruppo.
Da ottimisti possiamo ancora vedere il bicchiere mezzo pieno: quelle che dovrebbero essere le pretendenti al successo finale, Catania, Trapani, forse Matera e Juve Stabia, segnano il passo e i due scontri diretti non hanno realmente compromesso gli obiettivi del Lecce. È però necessario che Rizzo, proprio avvantaggiandosi di un avvio di campionato che non ha fatto finora emergere alcuna primadonna, valuti soluzioni tattiche differenti, anche rischiando qualche giocatore meno rodato o rinunciando a qualche convinzione: di fronte ad un attacco poco incisivo e talvolta quasi impotente, e in attesa di ritrovare Di Piazza, occorrerebbe valutare la possibilità di dare maggiori sbocchi offensivi al centrocampo che non è privo di elementi capaci di andare in goal.
Convinzione e duttilità, sotto il profilo tattico e mentale. Sono queste le doti che Rizzo e la squadra devono saper sviluppare nelle prossime settimane.