domenica 08 ottobre 2017 Lavorare per migliorarsi

Il Lecce si aggiudica, non senza soffrire, anche la trasferta in casa della Juve Stabia e può guardare dall’alto, almeno momentaneamente, le sue dirette concorrenti. Ancora una volta non si è trattato di una partita semplice, nonostante un avversario a tratti dimesso e la grande vena realizzativa degli attaccanti giallorossi in questa fase della stagione. Le difficoltà nascono da motivi che certamente sono in parte da ricondurre alle condizioni di contesto (decisioni arbitrali opinabili, un campo di gioco indecoroso anche per la terza serie e pericoloso per l’incolumità dei giocatori) ma in buona misura dipendono anche dalle disattenzioni nella fase difensiva e dai momentanei blackout della squadra.
Juve Stabia e Lecce danno vita ad un primo tempo in cui, almeno nella prima mezz’ora, prevale in entrambe le squadre un atteggiamento attendista: la Juve Stabia mostra chiaramente di temere l’avversario e ancor più gli esiti della gara e il Lecce, per parte sua, anche in considerazione delle energie spese nell’ultima settimana, non mostra nessuna particolare smania di accelerare. Di fatto le poche conclusioni sono esclusivamente di marca gialloblu ma a colpire duro è il Lecce al 38’ con una conclusione da due passi di Di Piazza dopo un colpo di testa dello stesso ex foggiano malamente respinto da Branduardi, e frutto di una iniziativa sulla fascia destra di Pacilli, ieri particolarmente efficace nel ruolo di trequartista. Non accade molto di più durante un primo tempo che acuisce, se possibile, i timori dello Stabia e forse instilla il germe della supponenza nei giocatori giallorossi. Situazione che, come l’esperienza insegna, punisce regolarmente la squadra che non uccide la partita quando dovrebbe.
A inizio ripresa infatti Crialese lascia partire un tiro da fuori area molto forte e angolato che supera Perucchini e riapre la partita. Ci pensa ancora Sasà Caturano, con due splendide azioni di contropiede, ben innescate dal centrocampo giallorosso, che mettono la punta a tu per tu con il portiere avversario. La doppietta, all’8’ e al 10’ del secondo tempo, sfrutta anche le non secondarie carenze difensive degli stabiesi e riporta il Lecce in linea di navigazione. Al 29’, tuttavia, Marino si lascia beffare dal suo diretto avversario, mostrando una grave incertezza nel controllare sulla linea di fondo un pallone teoricamente innocuo, e Paponi devia in rete da pochi passi il traversone di Simeri. Al di là delle possibili discussioni circa la regolarità dell’intervento sul difensore leccese, resta l’evidenza ancora una volta di una partita ampiamente archiviata e riaperta a 15 minuti dalla fine per situazioni evitabili. L’insperata trasfusione di convinzione e di coraggio porta infatti la Juve Stabia a spingere fino al 94’, pur senza creare pericoli significativi, e costringe il Lecce ad una resistenza con il coltello tra i denti, resa ancora più affannosa dall’uscita per infortunio di Drudi a cambi ormai esauriti, che lascia la squadra in inferiorità numerica.
Leggerezze e blackout difensivi sono certamente superabili e rappresentano in definitiva peccati veniali se rapportati alla capacità del centrocampo di costruire e arginare (ancora una volta Tsonev, subentrato nella ripresa, si fa notare per l’apporto nella duplice fase) e alla incredibile efficacia realizzativa delle punte leccesi. Dispiace però che ridimensionino prestazioni individuali sempre di livello apprezzabile: è in effetti possibile, come ha fatto notare in settimana mister Liverani, che si tratti più di un problema di testa e di approccio collettivo che non di deficienze tecniche. Inutile nascondersi che i peccati veniali possono avere talvolta anche conseguenze fatali e che fino ad ora pur in presenza di qualche imprevisto, il Lecce ha capitalizzato al massimo in situazioni che in passato spesso avrebbero lasciato l’amaro in bocca. Sarà quindi opportuno che durante la settimana, e ora con più tempo e serenità a disposizione, si lavori per ridurre la probabilità di scivolare sulla classica “buccia di banana“; con una squadra in crescita e un ambiente rinfrancato non sarà difficile migliorare in questa direzione. Lasciamoli lavorare.

(o-w.k.)