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martedì 27 novembre 2018 Nei sobborghi del Paradiso
Non è stata una partita semplice quella con la Cremonese, né particolarmente bella anche per le condizioni difficili del campo di gioco. Ma è stata un'occasione per capire che il Lecce è squadra vera, compatta, consapevole della propria forza e capace di ottenere il risultato, in un modo o nell'altro.
Per tutto il primo tempo in effetti sono stati soprattutto gli ospiti a rendersi pericolosi e ad arrivare con più efficacia nell'area leccese, con un gioco corto e rapido che ha messo in luce le qualità di alcuni degli uomini di Rastelli, in primo luogo Castrovilli, Strefezza e Carretta. Il Lecce ha tenuto, pur senza rendersi particolarmente pericoloso e senza di fatto impensierire il portiere avversario se non in pieno recupero con un tentativo di Mancosu. Buona però la manovra degli uomini di Liverani, sicura la fase difensiva guidata da un Lucioni perfetto per tempismo e fisicità, attenta nella copertura degli spazi: gli aspetti positivi del primo tempo del Lecce sono però tutti qui e il confronto con i grigiorossi lombardi, almeno nella prima frazione, è sembrato soprattutto grigio e senza particolari sussulti.
Per lunghi tratti la partita di domenica non ha offerto nulla per cui entusiasmarsi, se non l'impressione, non trascurabile, che il Lecce avesse comunque le idee ben chiare su quello che era possibile ottenere da questa partita e sull'importanza che i tre punti avrebbero potuto rappresentare in chiusura di una giornata in cui tutte le squadre di alta classifica hanno rallentato.
In aggiunta a queste indicazioni, certamente confortanti, hanno impressionato la sicurezza e la determinazione di alcuni uomini che hanno di fatto retto la squadra per tutta la prima parte del match, mettendola nelle condizioni di ottenere alla fine il risultato pieno.
Oltre al già citato Lucioni, sicuro davanti a Vigorito e tecnicamente ineccepibile, il Via del Mare ha potuto nuovamente ammirare la forza e l'abnegazione di La Mantia, un vero lottatore e sempre più fondamentale nel difendere i palloni che giungevano nelle sue zone e nel consentire alla squadra di riguadagnare distanze e posizioni in campo.
Ugualmente lodevole per disciplina tattica e dinamismo è apparso Armellino che, chiamato a rinforzare il centrocampo su un terreno insidioso, ha risposto benissimo, mostrando che i senatori della squadra, quelli della "vecchia guardia", sono pronti, se chiamati in causa da Liverani, in grado di ben figurare anche nella serie cadetta e del tutto organici al disegno tattico e al progetto Lecce.
Il segnale importante della partita con la Cremonese è stato probabilmente questo: la coesione e la determinazione del gruppo, nessuno escluso, e le qualità del collettivo al di là dell'innegabile talento di molti.
La ripresa ha costituito il logico epilogo di una trama, tessuta da Liverani e dei suoi, fatta di pazienza, resistenza e attenzione, che ha portato alla fine il Lecce a prevalere. I padroni di casa hanno cominciato il secondo tempo con grande convinzione e hanno colpito al 18' con Falco, velocissimo nel ribattere in rete un suo tiro respinto del portiere, e hanno completato l'opera con un colpo di testa perentorio di La Mantia al 32', leggermente deviato da un difensore avversario. Nel corso della ripresa c'è stato spazio anche per Palombi e Haye, che hanno entrambi mostrato alcuni colpi del loro repertorio senza però far male.
Il Lecce non ha corso grandi pericoli ed ha così portato a casa senza patemi tre punti e un'altra sostanziosa dose di autostima. Non si poteva chiedere di più a questa squadra, bella, solida, sempre godibile per la miscela di forza e di tecnica che sa offrire alla platea, e non più matricola terribile in un campionato dei valori molto livellati. Vietato sognare? Forse, e certamente occorre rimanere con i piedi per terra e procedere con realismo e convinzione. Il Lecce c'è, per ora saldamente insediato nella parte alta della classifica, e non sembra soffrire di euforia d'alta quota, ma adesso ha un problema: a due passi dal Paradiso non può più nascondersi.