martedì 04 dicembre 2018 Il sortilegio spezzato

La festa leccese a Carpi
La festa leccese a Carpi

Carpi appariva una sonnacchiosa e opulenta cittadina adagiata nella foschia della bassa padana, ma per molti dei duemila giallorossi che ne hanno popolato i vialoni in una domenica semideserta e hanno poi riempito di colore e di entusiasmo gli spalti del Cabassi, era percepita piuttosto come un tabù da sfatare, un sortilegio da rompere, un film onirico con un improbabile Edward “Mani di forbice” impersonato da un oscuro giardiniere albanese. Quel sortilegio, che ha tenuto il Lecce per sei anni nel purgatorio della terza serie, non sempre senza colpe, è stato finalmente spezzato al 35' del primo tempo, quando un cross di Falco leggermente deviato da Armellino in area emiliana ha consentito a La Mantia di indirizzare in rete in modo abbastanza approssimativo il pallone dell'1-0, risultato che ha sancito l'esito dell'incontro e ha consentito ai giallorossi di incamerare tre punti e la terza vittoria consecutiva, insieme ad un insperato secondo posto in classifica.
Ma il thrilling nel pomeriggio padano non è comunque mancato, con un Lecce a due facce, apparso tanto sicuro e determinato nel primo tempo quanto incerto, impacciato e incapace del colpo del KO per tutta la ripresa.
Il Lecce parte bene, sostenuto dal contorno allegro e colorato di tifosi provenienti dal Salento e da ogni parte d'Italia, ripagati da una squadra che ha giocato un calcio vivace, in cui tutti i giocatori si ritrovano a memoria. Bello e redditizio il calcio di Liverani, la cui impronta è ormai chiara nell'approccio alla gara dei leccesi, contraddistinto da velocità, scambi di prima, continua attenzione sul portatore di palla avversario, meticolosa occupazione degli spazi. In questo progetto di calcio spiccano ancora una volta le qualità di alcuni e l'affidabilità della squadra nel suo complesso: la prova di Lucioni e Meccariello in difesa, almeno nel primo tempo, è stata quasi impeccabile; primi su ogni pallone, i due centrali hanno fatto apparire gli avanti del Carpi poco più che onesti pedatori, prestanti fisicamente ma quasi inadeguati alla categoria. In avanti altrettanto buono nel primo tempo è stato l'apporto di Falco e di La Mantia, prezioso come sempre, quest'ultimo, nel lottare su ogni pallone e nel regalare spazi di manovra al centrocampo salentino. Ma su tutti va citata la prova di Petriccione e di Armellino, non una sorpresa il primo, ma sempre più inserito nei meccanismi di gioco e sicuro il secondo. Il Lecce gioca la sua partita nel primo tempo, per larghi tratti dando l'impressione di poter risolvere in qualsiasi momento e arriva quasi naturalmente al goal, sebbene senza creare dalle parti del portiere avversario occasioni clamorose. La pressione leccese si attenua con il passare del tempo e ancora una volta, colpevolmente, la squadra di Liverani non chiude una partita che sembrava del tutto nelle sue mani.
Andato al riposo sull'1-0 il Lecce subisce così il ritorno del Carpi che si rende pericoloso nei primi minuti della ripresa con un paio di incursioni nell'area leccese, incoraggiato anche da una serie di incomprensibili disattenzioni difensive. Gli attaccanti del Carpi (Concas e Mokulu, poi rilevato da Machach) non sfruttano tuttavia le importanti occasioni in parte offerte su un piatto d'argento dagli avversari e la partita ritrova progressivamente un equilibrio che non genera grandi sussulti né da una parte né dall'altra. Liverani gestisce i cambi con oculatezza inserendo prima Dubickas e Palombi al posto di Falco e La Mantia, infine Tabanelli per Armellino.
Il Lecce così porta a casa, non senza qualche brivido, il risultato pieno e si issa al secondo posto della classifica, anche grazie alla sconfitta del Pescara, in serata, a Perugia. E' giustificato quindi l'entusiasmo con cui squadra e tifosi si abbracciano idealmente a fine gara, ma qualche piccolo dubbio resta dopo questa partita dai due volti, per l'incapacità della squadra di chiudere il risultato di fronte ad un avversario di caratura tutto sommato modesta. Il Lecce visto domenica basta e avanza senz'altro per una tranquilla salvezza: per essere grandi manca ancora qualcosa, forse una dosata miscela di realismo e di cinismo. Ma così è già un bel godere.

(o-w.k.)