martedì 10 aprile 2018 Nella giungla della terza serie

Marco Mancosu, autore del gol-vittoria a Reggio
Marco Mancosu, autore del gol-vittoria a Reggio

Il Lecce si impone sulla Reggina ancora una volta con grande fatica e qualche patema, secondo il copione classico di questo finale di stagione, e si issa nuovamente a distanza di sicurezza dalle dirette concorrenti, Catania e Trapani, la prima costretta a un pareggio casalingo e il secondo sconfitto sul campo del Francavilla.
La partita in riva allo Stretto prende subito una piega favorevole per i giallorossi che iniziano in modo ordinato e, come d'abitudine, compassato a cercare la via della rete. La trovano subito con Mancosu al 5', grazie anche ad una buona combinazione palla a terra tra Costa Ferreira e Di Piazza, ma anche approfittando delle incertezze difensive calabresi. In realtà il Lecce avrebbe potuto archiviare la partita già nei primi 15 minuti spinto dalla verve di Di Piazza che, lanciato per due volte in area avversaria, prima si vedeva annullare un gol probabilmente regolare e poi concludeva da buona posizione oltre la traversa.
Il Lecce ha in effetti provato a vincere la partita soprattutto nel primo tempo, probabilmente consapevole della effettiva autonomia di cui attualmente la squadra dispone, per poi ripiegare progressivamente e lasciare nel secondo tempo l'iniziativa quasi del tutto nelle mani dei padroni di casa. In questa fase del match sono emersi gli attuali limiti fisici dei giallorossi insieme a qualche timore di troppo in difesa, in parte giustificato dalla posta in gioco e dalla pressione della situazione di classifica. Pur non brillando il Lecce ha comunque stretto i denti fino al 94', subendo gli attacchi comunque non trascendentali della squadra di casa e riuscendo a conseguire tre punti che valgono oro alla luce dei risultati della giornata.
Proprio da questo aspetto è utile partire per alcune valutazioni che vadano al di là della pura cronaca domenicale. È evidente che in questa categoria, e valutando il tasso tecnico delle squadre in campo, quelle di prima fascia come quelle impegnate nella lotta play-off o in quella salvezza, nessuna partita è ormai facile né scontata. I rischi e i passi falsi sono concreti e possono presentarsi in ogni momento per ognuna delle concorrenti: sarebbe quindi sano astenersi dal pensare che taluni risultati, con squadre di bassa classifica siano facili da ottenere o che altri siano già scritti da una qualche manina maliziosa. Occorre ancora molta attenzione, molta lucidità e un grandissimo spirito di sacrificio. Le doti migliori che in questo momento il Lecce sembra avere in più rispetto alle sue dirette concorrenti. In questa fase del campionato, dopo un tracciato così importante per i giallorossi e una rincorsa serrata per Catania e Trapani, la differenza tra successo e fallimento sembra ormai il risultato di una miscela insondabile tra capacità tecniche, resistenza fisica, tenuta nervosa e buona sorte. L'attuale situazione della squadra, che spesso è oggettivamente apparsa sulle gambe e priva di idee, è con buona probabilità da ricondursi a un significativo ma comprensibile calo fisico, più che a mancanza di convinzione nella possibilità di ottenere il risultato finale o a inconfessabili retroscena. Possiamo solo sperare che la tendenza si stia lentamente invertendo e che la fase peggiore di questa "congiuntura avversa" sia alle spalle. Va pensato più che detto, ma sembra che, al di là della condizione atletica che fatalmente condiziona anche lo stato mentale, poco altro se non la fortuna si frapponga tra il campionato del Lecce e il traguardo finale.
In questa chiave vale poco valutare o criticare le scelte tecniche di Liverani sia al momento di decidere la formazione di partenza sia nella gestione dei cambi. È senz'altro vero che nella partita con la Reggina abbiamo visto un buon Di Piazza e un più che buono Costa Ferreira, almeno per un terzo dell'incontro, ma probabilmente la scelta dei cambi è oggi anche dettata da considerazioni sul carburante ancora a disposizione dei singoli componenti della rosa. Crediamo che questo lo sappia bene Liverani e che i giocatori a loro volta lo abbiano ben compreso, a giudicare dall'atteggiamento cooperativo che mostrano in campo gli uni verso gli altri. Certamente il gioco non è brillante e sembra di intuire che possa essere più produttivo quando la squadra gioca a palla a terra, di prima, e verticalizzando appena possibile verso le punte. Ma giocate di questo tipo, che pure abbiamo visto nella parte iniziale della gestione Liverani (perché il Lecce con Liverani ha anche saputo esprimere bel gioco) richiedono oltre a freschezza fisica, maggiori lucidità e tranquillità mentale di quanto al Lecce sia concesso in queste settimane. E' probabile che se vi fossero le condizioni per un gioco di questo tipo, e ci auguriamo di ritrovarle, anche il rendimento dei singoli potrebbe lievitare, e lo stesso Caturano, nelle ultime uscite deludente ma sempre costretto dalle situazioni di gioco a giostrare spalle alla porta e lontano dall'area avversaria, potrebbe tornare ad assomigliare al giocatore determinante che il popolo giallorosso aveva imparato ad apprezzare.
In conclusione, una settimana estremamente istruttiva: ci dice innanzitutto che il finale di questo campionato è tutto da scrivere e che, tutto sommato, il Lecce è ancora la candidata più accreditata a mettere la firma sul successo finale. Ci dice anche che le tre (quattro) giornate che rimangono sono, per tutti e per noi per primi, più insidiose di una giungla tropicale. Bisognerà procedere con fiducia, con cento occhi sempre attenti e aprendosi la strada a colpi di machete. Da stasera il Lecce ci può ancora credere.

(o-w.k.)