giovedì 02 luglio 2020 Brutti sporchi e cattivi

Gabriel sconsolato dopo il primo rigore di Ramirez
Gabriel sconsolato dopo il primo rigore di Ramirez

In terza serie siamo stati a lungo la "corazzata Lecce", la squadra da battere; in serie B la provinciale di blasone che ambiva a palcoscenici più prestigiosi. In serie A siamo finalmente tornati i parenti poveri, cui talvolta non si apre nemmeno la porta, o se lo si fa si fanno accomodare in cucina, per i quali non si accendono nemmeno le luci del salone. Questa è stata l'impressione data dalla partita con la Sampdoria in cui molti casi dubbi sono stati risolti a svantaggio dei giallorossi. Questo nel corso di un campionato può accadere. Ma non può accadere che nel momento in cui si dispone della tecnologia per verificare la correttezza delle scelte arbitrali questa venga sistematicamente ignorata. Certamente la brutta sensazione che ha lasciato l'arbitraggio di Rocchi e compagni è quella di chi ha di fronte due comprimarie, per le quali non perdere troppo tempo, da sanzionare o da premiare senza andare troppo per il sottile.
Così, mentre abbastanza evidente è stato il fallo di Tachtsidis al limite dell'area leccese che ha causato al 40' del primo tempo il primo rigore trasformato da Ramirez, meno evidenti e quindi discutibili sono stati gli altri due rigori, uno per parte, assegnati al Lecce ad inizio ripresa e trasformato con la consueta freddezza da Mancosu, e l'altro a favore della Samp per fallo di Paz su De Paoli e che ha visto segnare dal dischetto lo stesso Ramirez. Ancor più discutibile è stato lo scontro tra Donati e Bonazzoli, in cui il secondo compie forse un fallo di reazione che avrebbe dovuto essere sanzionato con un cartellino rosso; un episodio che avrebbe potuto cambiare il corso della partita. Queste le considerazioni che si possono avanzare se si volesse recriminare sul risultato; un risultato sfavorevole per il Lecce, ma che non condanna la sua rincorsa verso la salvezza.
Se invece guardiamo agli elementi oggettivi non si può dire che gli uomini di Liverani abbiano raccolto meno di quanto meritassero. La Sampdoria è sicuramente più squadra, non molto di più, ma certamente ha qualità tecniche maggiori del Lecce ed ha soprattutto affrontato la partita con l'attenzione e la determinazione che meritava uno scontro da "dentro o fuori". Il Lecce non ha fatto lo stesso, probabilmente confuso dalle scelte di formazione di Liverani che ha schierato una coppia di centrali inedita ma, soprattutto, molti giocatori fuori ruolo o in insufficiente condizione fisica (Donati nel primo caso e Saponara nel secondo). Così una formazione che doveva dare il messaggio di affrontare la partita chiave dell'intera stagione con schieramento aggressivo si è ritrovata per lunghi tratti del primo tempo schiacciata nella propria metà campo dove non ha mai rinunciato ad un fraseggio a ridosso della propria area certamente elegante e bello a vedersi, ma lezioso, a tratti rischioso e sempre privo di un progetto di gioco che consentisse di far male agli avversari.
Perso un tempo sostanzialmente per le scelte tecniche di Liverani, nella ripresa veniva almeno schierata una punta di ruolo, Babacar, ormai chiaramente incapace di mantenere anche in piccola parte le promesse con le quali era stato accolto a Lecce, e messo finalmente al centro del campo davanti alla difesa Petriccione, l'unico in grado di dare effettivamente dinamismo e tempi al gioco dei giallorossi.
La partita con la Sampdoria è stata una grande occasione persa, in parte per le scelte discrezionali della squadra arbitrale, pur riconosciuta di altissimo livello, ma in larga misura per le colpe del Lecce e della sua guida tecnica. Poca determinazione, poca incisività, poca voglia di portare a casa la partita: c'è ancora una sorta di abulia che attraversa le prestazioni della squadra. Ad essa si aggiunge una non grande lucidità delle scelte di Liverani certamente obbligate dalla condizione fisica di molti giocatori, ma comunque non secondarie per gli esiti di questa parte della stagione.
Sapevamo, per come era stata concepita la ripresa di questo campionato, che l'impresa del Lecce sarebbe stata pressoché impossibile; non tutto è perduto tuttavia, soprattutto se si guarda alla generale mediocrità che caratterizza le concorrenti per la permanenza in A. Il Lecce dovrebbe vincere le partite che contano, ma inspiegabilmente nel corso della stagione ha talvolta vinto partite sulla carta non alla portata. Possiamo solo sperare che la squadra trovi dentro di sé le forze e le motivazioni per provare ad arrampicarsi fino a una difficile salvezza.

(o-w.k.)