domenica 29 novembre 2020 Ora Lecce è Corinilandia

L'allenatore del Lecce, Eugenio Corini
L'allenatore del Lecce, Eugenio Corini

Mancosu e Coda dipingono calcio. Stepinski e Tachtsidis ringhiano su ogni pallone. Gabriel mantiene il Lecce in rotta di navigazione nei momenti più delicati dell'incontro, rivelandosi ogni giorno di più un signor portiere. È veramente un Lecce al tempo stesso concreto e spettacolare quello assemblato dall'accoppiata Corini-Corvino. Il Lecce ha l'imprinting datogli dal suo allenatore: intensità e attenzione "quasi sempre" in ogni zona del campo, precisione e rapidità di esecuzione, schemi applicati con metodo, voglia di arrivare al risultato fino all'ultimo secondo. Tutto questo appare in larga parte merito del lavoro di un allenatore certamente tra i migliori visti al Lecce per qualità e stile, e per questo ancora più apprezzabile quando, a fine gara, sente il dovere di ringraziare la società per la rosa di cui dispone.
La partita con il Chievo certamente non ha sancito certezze circa il ruolo che il Lecce potrà recitare in questo campionato, perché molte sono le squadre competitive e altrettanto importanti sono le aree di incertezza che caratterizzano da sempre campionato di serie B e in particolare la sua regolarità in questa strana annata. Però, messo di fronte ad una squadra che ambisce ai piani alti della classifica il Lecce ha dimostrato la bontà del progetto e tutti, giocatori e allenatore, hanno chiaramente fatto capire quali possono essere le reali ambizioni che sottendono questo progetto.
Contro un Chievo schierato con il prudente 433 proposto dai Aglietti il Lecce parte subito alla sua maniera con scambi rapidi e precisi, verticalizzazioni, maniacale occupazione degli spazi; è tuttavia la prima grande occasione dell'incontro è per i padroni di casa: Obi riceve al limite dell'area un cross rasoterra dalla linea di fondo e colpisce di prima intenzione indirizzando il pallone alla sinistra di Gabriel già all'8'; ancora una volta il numero uno del Lecce compie un prodigio tenendo a galla il risultato e l'intera squadra. Difficile dire quale piega avrebbe preso la partita se quel pallone fosse entrato.
Subito dopo il Lecce sale in cattedra e crea più di un'occasione in area clivense con Coda e Paganini (colpo di testa a botta sicura su cross di Calderoni, deviato oltre la traversa). La partita si infiamma però nel giro di una manciata di minuti; prima colpiscono i giallorossi al 20': preciso cross di Coda che pennella un pallone per l'accorrente Stepinski sulla corsia di sinistra e consente al polacco di insaccare di testa, arrivando così al quarto gol in campionato. Poi, due minuti dopo, risponde il Chievo che, complice una non perfetta sincronia nel movimento della linea difensiva, di fatto per la disattenzione di Paganini, mette Garritano davanti a Gabriel, libero di girare in rete il pallone del momentaneo pareggio. E questo forse è il momento migliore del Chievo cui però il Lecce risponde continuando a macinare gioco ed occasioni: clamorosa quella di Mancosu alla mezz'ora, che il capitano non riesce a chiudere in goal a due passi dalla porta veronese.
Anche nel secondo tempo la partita è vivace e sostanzialmente equilibrata nonostante l'atteggiamento delle due squadre sia sostanzialmente diverso. Il Lecce è più propositivo e propenso a costruire gioco, quindi capace di arrivare sotto porta con maggiore efficacia, il Chievo si mantiene compatto e raccolto dietro il pallone in attesa di poter innescare possibili ripartenze. Rispetto al primo tempo la dinamica del match si modifica, in parte perché i padroni di casa tendono a pressare i giallorossi in modo più deciso nella zona centrale del campo, diversamente dall'atteggiamento attendista scelto nella prima parte della gara, ma in larga misura anche a causa di un fisiologico calo di alcuni uomini chiave nelle file leccesi, in primo luogo Mancosu e Tachtsidis. Nella parte centrale del secondo tempo, tuttavia, le scelte di Corini sono tutte azzeccate: da un lato conferisce solidità alla fascia sinistra affiancando Majer a centrocampo a supporto di un incerto Zuta, subentrato a Calderoni al 9' della ripresa, dall'altro di fatto rivoluzionando la prima linea con l'inserimento di Falco, Pettinari e Listkowski. E proprio i tre nuovi entranti spinti in area avversaria in pieno recupero e sostenuti dal joystick di Corini in panchina confezionano il miracolo dell'ultimo respiro: pallone recuperato dal polacco al limite dell'area veronese, rapido e in parte fortunoso scambio in un'area affollatissima tra Pettinari e Falco e rasoiata di destra di precisione del numero 10 che si insacca in rete al 93'. Tutto bellissimo e quasi insperato per una partita che sembrava ormai destinata ad un pareggio tutto sommato accettabile, come bellissimi e liberatori sono stati, questa volta, l'esultanza e il sorriso di Pippo Falco.
Dopo la serata del Bentegodi nulla è stato ancora scritto, ma certamente il cammino del Lecce consente di consolidare alcune certezze: la qualità del lavoro di Corini, la constatazione di un gruppo affamato di bel gioco e di risultati, la voglia di divertirsi e di divertire di tutta la squadra, la consapevolezza di disporre di un potenziale adeguato a un campionato di vertice. Certamente verranno momenti no, molto probabilmente assisteremo al ritorno di molte concorrenti indicate come protagoniste di questo campionato, ma è bello e rassicurante riconoscere che questa squadra e questa società non si smentiscono e hanno voglia di mantenere ciò che hanno promesso. Buon divertimento a tutti noi.

(o-w.k.)