domenica 12 maggio 2019 Bentornati in Paradiso

La festa per la promozione
La festa per la promozione

Lo spettacolo è tutto alla fine, dopo il triplice fischio, nell'abbraccio tra i giocatori e tra questi e gli altri protagonisti di una incredibile cavalcata, Liverani, Sticchi Damiani, la compagine societaria e lo staff tecnico. Lo spettacolo è nell'abbraccio tra i giallorossi, tutti, e la curva, un abbraccio con cui la prima sembra dire "non vi abbiamo mai lasciati soli" e la squadra vuole rispondere "missione compiuta: vi abbiamo riportato dove si doveva". Sembra un attimo, ma sono otto lunghi anni: dalla curva di Verona che cantava a fine partita, ancora traboccante d'amore e di amarezza, alla curva Nord del Via del Mare, ubriaca di entusiasmo e di commozione per un'impresa nemmeno sognata a settembre.
E' stata la bellezza di questo campionato, ciò che lo renderà unico nella memoria di tutti, e soprattutto di chi ha sofferto accanto al Lecce in tanti anni di quaresima, sui campi di Lega Pro o Serie C, sempre comunque una "palude mefitica", comunque la si volesse chiamare. E' stato bello aver visto la squadra scalare la classifica e rivedere al rialzo gli obiettivi mese dopo mese, è stato bello vivere con palpitazione e attesa queste ultime giornate, certo, ma è stata una gioia indescrivibile vedere il bel gioco vestire di nuovo i nostri colori, provare il piacere quasi fisico nel vedere l'azione impeccabile, la giocata raffinata, la rabbia agonistica quando serviva ruggire.
Insomma è stato bello, al di là della soddisfazione di essere tornati "in prima classe", ritrovare nuovamente il Gioco del Calcio e realizzare che il Lecce ne era l'interprete migliore, almeno nella serie B di quest'anno. Domani sarà nuovamente una storia fatta di poche gioie e molte sofferenze, di ruoli da comprimari, come ci spetta storicamente (ma chi se la sentirebbe di affermarlo con sicurezza?). Oggi godiamoci la ribalta, e insieme una piccola rivincita sulle tante volte in cui abbiamo dovuto masticare amaro, quando il traguardo sembrava più accessibile e quasi a portata di mano.
La partita è stata una partita vera: Lo Spezia non è venuto a Lecce per fare da spalla e lo si è visto; non si è risparmiato, ha fatto capire di voler vincere, ha attaccato a viso aperto, ha giocato bene e ha tenuto sulla corda il Lecce e 30.000 cuori giallorossi fino a pochi minuti dalla fine quando ha riaperto una partita, e con essa le sorti di un intero campionato, con un bel goal di Capradossi su azione d'angolo al 39' della ripresa, dopo che il Lecce sembrava averla messa in cassaforte con due reti nel primo tempo. In effetti, sebbene il Lecce fosse sceso in campo con sufficiente lucidità e attenzione, è stato lo Spezia nella prima parte a premere di più e a rimanere con maggiore costanza a ridosso dell'area salentina. Molto ha aiutato l'ispirazione di alcuni e di Falco e Petriccione su tutti che hanno confezionato due bei goal, il primo ad opera del Modric salentino, libero al 9' di battere a rete da centro area dopo un preciso scarico di Falco dalla destra; il secondo di testa, in anticipo, al 27' in puro stile La Mantia interpretato dallo stesso La Mantia, ancora su cross da destra.
Lo Spezia ha giocato nel complesso un'ottima gara, valorizzando al meglio il suo gioco e le caratteristiche dei suoi uomini: tecnica, velocità, attitudine alla verticalizzazione. Il Lecce ha giocato "solo" una buona partita, considerata la pressione dell'obiettivo, fatta delle sue tipiche qualità: possesso palla (per buona parte del match) palleggio paziente, buone triangolazioni, specie sul lato destro del campo, con Petriccione, Falco e Calderoni una spanna sopra gli altri e Vigorito a metterci un paio di toppe quando serviva. E vale la pena ricordare che non solo La Mantia, Falco e Mancosu, ma anche il numero uno leccese ha portato in dote una buona dose di punti con interventi di ottimo livello. Quando mancavano pochi minuti e gli avversari, non avendo nulla da perdere, si sono fatti minacciosi agitando qualche fantasma nella mente di tecnico e giocatori leccesi, ci ha pensato la tecnica di Mancosu e Tabanelli a nascondere il pallone quanto bastava per blindare il risultato. Gli ultimi minuti hanno fotografato la cifra di questa squadra: lampi di classe, certo, ma anche tecnica al servizio del sacrificio, quando serviva, piena condivisione degli obiettivi, grande rispetto del collettivo da parte dei singoli.
Chi tuttavia potrebbe negare che, dietro al provvidenziale supporto economico da parte dei soci e senza nulla togliere ai tanti altri attori di questa splendida costruzione, a tre persone su tutte vada ascritto il merito di aver fornito e amalgamato gli ingredienti di questa miscela di successo? Un eccellente direttore sportivo, certo coadiuvato della sua rete di collaboratori e di relazioni, è stato capace di scelte accorte e mai scontate; una figura competente e appassionata come il presidente ha riverberato all'esterno un'immagine credibile; e su tutto, la professionalità di un allenatore il cui culto del lavoro e la cui voglia di vincere non finiscono di stupire, certamente un uomo, glielo auguriamo di cuore, con un importante futuro davanti. Grazie a tutti, quindi, dal magazziniere all'ultimo uomo in panchina, ma il ringraziamento va soprattutto a loro, per averci fatto sentire orgogliosamente salentini e per averci divertito fino alla fine con questo splendido giocattolo.

(o-w.k.)