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lunedì 28 ottobre 2019 Prova di maturità
A distanza di una settimana dal pareggio del Meazza il Lecce aggiunge alla sua tabella di marcia un altro punto, per certi versi inatteso, fermando in casa una Juventus non trascendentale.
La partita con la capolista ha in effetti offerto uno spettacolo di colori e di entusiasmo soprattutto sugli spalti stracolmi del Via del Mare, mentre gli uomini in campo, o, almeno, quelli di in maglia bianconera, non hanno accompagnato le attese dei tifosi con una prestazione di altissimo livello, forse anche per il caldo quasi estivo di questo autunno salentino.
È stato comunque un piacere per gli occhi ammirare la tecnica raffinata e la qualità delle giocate di alcuni dei protagonisti delle ultime stagioni juventine (Dybala e Pjanic, ad esempio, campioni certamente di classe cristallina), ma è stato anche più gratificante, nella prospettiva dei sostenitori giallorossi, assistere ad una partita del Lecce accorta, convinta e capace di imbrigliare i tentativi della Juventus, peraltro spesso leziosi e poco efficaci. Il resto lo ha fatto di sicuro un po' di fortuna, l'imprecisione nell'ultimo tocco degli avanti juventini e gli interventi provvidenziali, almeno in tre occasioni, del portiere leccese Gabriel.
È stata la partita di Valeri, arbitro comunque di livello superiore rispetto alla sua categoria, e il match dei calci di rigore: i penalty reclamati, e non concessi, in un paio di occasioni dalla Juventus, i cui giocatori probabilmente confidavano nella severità della squadra arbitrale quando hanno accompagnato i contrasti in area con cadute un po' troppo teatrali; e i due rigori che nella prima frazione del secondo tempo sono stati accordati e realizzati prima dagli ospiti, per un contrasto molto dubbio ai limiti dell'area di Petriccione che ha concesso a Dybala di portare in vantaggio i suoi; poi per un fallo di mano di De Ligt in area juventina, forse non sanzionabile, che ha consentito a Mancosu di trasformare freddamente dal dischetto e di consolidare la sua posizione di rigorista principe dei giallorossi.
Al di là della correttezza delle decisioni arbitrali occorre dire che il calcio nell'era del VAR dà molte più certezze e appare sicuramente più equo anche nei confronti delle piccole squadre, come è accaduto finora per il Lecce. Ad oggi la tecnologia ha detto sicuramente bene ai salentini in questa fase del campionato, e di questo dovremo avere memoria quando qualche decisione non sarà così favorevole.
Detto dei due episodi che hanno deciso la partita, è utile spendere qualche parola sulla prestazione del Lecce e sul suo atteggiamento in campo. A differenza del primo tempo balbettante cui abbiamo assistito nella trasferta milanese i giallorossi hanno chiaramente optato per un atteggiamento più spavaldo e meno timoroso della caratura dell'avversario, e hanno aggredito la Juventus già nella sua tre quarti tentando un paio di sortite in area per indirizzare su binari favorevoli da subito la partita.
Dopo il primo quarto d'ora di gioco, tuttavia, la Juventus ha preso campo e ha fatto valere la classe superiore della maggior parte dei suoi uomini, mettendo sotto pressione il Lecce con scambi e verticalizzazione molto veloci e precise, almeno fino all'ultimo passaggio. In più occasioni bianconeri si sono trovati davanti alla porta leccese senza riuscire a concretizzare per scarsa precisione o, in alcuni casi, per gli interventi di Gabriel.
Se la fortuna è stata amica del Lecce in alcune circostanze va comunque segnalata la maggiore attenzione e la ritrovata efficacia della linea difensiva leccese, dove i due centrali sembrano finalmente più a loro agio con la categoria e il rientrante Meccariello, schierato sulla fascia, ha offerto sufficienti garanzie di tenuta. Ugualmente apprezzabili sono stati il dinamismo e la cattiveria agonistica del centrocampo, sostenuto da un Petriccione in costante crescita e sempre molto propositivo. Qualche perplessità rimane sulla capacità realizzativa dei giallorossi che, anche quando le soluzioni di gioco lo consentirebbero, non sembrano mostrare quella determinazione e quella precisione necessarie per arrivare in goal. Al di là di questo non secondario neo tutta la squadra è apparsa in fiducia e più convinta; gli stessi avanti giallorossi, sebbene a secco di goal, hanno comunque dato un importante contributo per combattività e spirito di sacrificio.
Nel complesso le ultime due partite, disputate contro avversari di "prima fascia", oltre ai punti hanno offerto molte conferme e hanno costituito una prova di maturità per gli uomini di Liverani. Fa ben sperare l'idea che, anche con l'innesto di molti uomini ancora non entrati a pieno regime nei meccanismi della squadra, sia possibile vedere un Lecce in ulteriore crescita e ben attrezzato per il traguardo che ci si aspetta di raggiungere in questa categoria. E se è vero che al momento i giallorossi hanno incontrato in questa prima parte del campionato soprattutto le squadre della parte alta della classifica, la reale prova di maturità dovrà essere offerta da questo momento in avanti: guardando agli avversari che il Lecce deve ancora incontrare non sembra infatti di vedere partite realmente più abbordabili.
Ma nulla è stato fatto; occorre lavorare con intelligenza sui limiti che ancora il Lecce mostra di soffrire, con umiltà e a testa bassa: con il passare dei giorni Liverani mostra di avere le idee abbastanza chiare sul percorso da compiere e il Lecce, a dispetto delle facili analisi di molti osservatori, a sua volta appare in grado di recitare, ancora una volta degnamente, la sua parte nel massimo campionato.