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domenica 01 dicembre 2019 Missione: possibile

Un Lecce "operaio", tutto cuore, fiato e concentrazione, schianta al Franchi una Fiorentina ricca di giovani talentuosi guidati da un paio di vecchie volpi del calcio europeo e interrompe la striscia di pareggi che ne hanno rallentato il cammino. Andrea La Mantia firma a Firenze il suo primo goal da tre punti in serie A e si avvia a diventare sempre più bandiera e simbolo di questa squadra.
Il Lecce ha avuto molta fortuna, ma anche abilità nel tenere botta alla pressione della Fiorentina, che, reduce da una striscia di tre sconfitte, è scesa sul suo campo legittimamente convinta di ottenere il risultato pieno.
Per quasi tutto il primo tempo i giallorossi sono in effetti stati schiacciati nella propria metà campo, in parte, come ha riconosciuto Liverani, per l’emergere di incontrollati timori di inadeguatezza, in parte perché la squadra mostrava di fatto di non avere collegamenti per ripartire: Shakhov e le due punte sono apparse troppo lontane dal centrocampo giallorosso per poter innescare ripartenze efficaci; nonostante il grande dinamismo di Petriccione, la proverbiale pacatezza di Tachtsidis e le sgroppate di Tabanelli sono state sempre inesorabilmente contrate dall’aggressività e dalla superiore tecnica dei viola.
Eppure, dopo i primi venti minuti di sussulti e scricchiolii, i quattro di difesa hanno trovato posizione e tempi giusti per contenere la maggior qualità dei viola e la classe superiore e sovrastante dello stesso Ribery, per fortuna del Lecce out a fine primo tempo per uno scontro di gioco con Tachtsidis. E per il resto ci ha pensato Gabriel, autore di un paio di miracoli tra i pali (su Milenkovich e Vlahovic) e così capace di dare sicurezza e spinta al reparto.
Nell’intervallo Liverani deve aver motivato maggiormente i suoi ragazzi e infatti al 4' della ripresa una azione corale dei giallorossi, iniziata con una fuga sulla fascia di La Mantia e conclusa dallo stesso centravanti in goal di testa su cross di Shakhov, premiava la maggiore intraprendenza degli ospiti.
I toscani, puniti dal goal leccese duramente e al di là dei loro limiti, ripartivano con rabbia, ma trovavano nella difesa salentina risposte ancora più attente e decise. Liverani buttava al quarto d’ora nella mischia Babacar per Farias con l’obiettivo di tenere il pallone il più lontano possibile da Gabriel e compagni. La scelta di Don Fabio si traduceva anche in un'occasionissima per il nuovo entrato, che, rubata palla al suo diretto avversario, si involava verso la porta dei viola per poi sprecare malamente la possibilità del raddoppio.
La Fiorentina si spegneva progressivamente sul muro difensivo leccese (prestazione superlativa di Lucioni e Rossettini, splendida conferma di Calderoni) e il Lecce riusciva finalmente a riassaporare il gusto dei tre punti.
Cosa rimane della serata toscana? Certamente l’evidenza di una buona qualità della fase difensiva. Il reparto è stato messo a dura prova ma non ha mostrato importanti sbavature; un portiere, Gabriel, che, arrivato a Lecce accompagnato da qualche scetticismo, vede consolidarsi il suo ruolo di prima scelta e si mostra adeguato alle ambizioni del Lecce nella massima serie. La crescita di Petriccione: personalità nel dirigere le operazioni al centro del campo, visione e tempi di gioco, coraggio nei contrasti. Cosa sarebbe il Modric del Salento con un po’ di fisico in più? E insieme resta qualche interrogativo: quale sia il reale valore di Shakhov, ad esempio. L’ucraino è apparso defilato per larga parte della partita, anche perché lontano, non per sua colpa, dal cuore del gioco e incapace di replicare il ruolo di "pendolo" tra centrocampo e attacco "alla Mancosu"; sembra ancora mostrare un po’ di imbarazzo nella nostra serie A, ma si è fatto certamente perdonare per lo spunto decisivo in occasione del goal. La sensazione è che, in assenza di Farias e di Falco, il tasso tecnico e quindi anche la capacità di interpretare l’idea di gioco di Liverani, la possibilità di essere imprevedibili, vengano un po’ meno. E infine la questione madre, la più piacevole delle domande senza risposta: quanta intelligenza e capacità di insegnare calcio può avere un allenatore in grado di far giocare con pari efficacia lo stesso giocatore in serie C, nella serie cadetta e poi nel massimo campionato? Penso non ringrazieremo mai abbastanza Liverani per quello che ha fatto vedere a Lecce in questi anni; e credo che se il nostro calcio è anche fatto di logica e competenza, nessun impegno dovrebbe spaventare il Lecce nel portare a termine la sua missione.