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giovedì 09 gennaio 2020 Volemose bene, nonostante tutto

Anche l'Udinese scende al via del Mare e fa bottino pieno, e così il Lecce chiude il girone d'andata senza vittorie interne, ma con 15 punti (almeno) che non vanno considerati un patrimonio da poco.
L'Udinese ha condotto una gara accorta, senza grandi accelerazioni e senza acuti clamorosi, se non per il goal del successo siglato a una manciata di minuti dalla fine. Ma è apparsa squadra più solida, fisicamente più forte e tecnicamente superiore con alcuni uomini (Fofana, Nestorovski, Okaka, De Paul, autore del goal vittoria) non di primissima scelta ma certo più adeguati ai palcoscenici della massima serie e sufficienti a fare la differenza. Il goal di De Paul, realizzato con un affondo in area leccese e con un preciso controllo di palla che gli ha consentito di depositare in rete il pallone con eleganza, è pur sempre il goal di un nazionale argentino.
La sconfitta con i friulani, giunta al termine di una striscia di partite non entusiasmanti, ha messo in evidenza alcune verità che società e tecnico dovranno valutare con attenzione. L'organico è andato finora certamente oltre il suo potenziale, ma quando sono venute meno vigoria fisica ed entusiasmo in molti uomini (Petriccione e Tabanelli), o non sono mai veramente emerse in altri (Mancosu e Tachtsidis), è stato evidente il divario tecnico con molte, se non tutte, le compagini impegnate nella parte bassa della classifica. Nulla da criticare per questo, società, allenatore e piazza dovevano e devono essere consapevoli che salvarsi sarà un miracolo, ma un miracolo che può ancora realizzarsi.
Quando la condizione non lo accompagna, e questo è il momento, il Lecce non è in condizione di fare un gioco basato su possesso e giro palla, diventa lento, aggredibile, e il reparto che più mette in evidenza questo limite è il centrocampo: troppo poco fisico per reggere i confronti, troppo poco tecnico per creare superiorità di gioco.
In questo scenario di comprensibile difficoltà emerge quello che forse è un limite dell'allenatore: restare troppo legato allo stesso modulo, non riuscire a proporre schemi diversi, forse per i limiti tecnici o fisici degli uomini a disposizione (veramente pochi, considerando anche i flop di mercato), peccare di scarsa fantasia.
Futuro incerto quindi? Certamente il Lecce ha ora bisogno di una trasfusione di fiducia e di esperienza ed è possibile che queste arrivino dal mercato di gennaio. Ha anche la necessità che il suo timoniere ritrovi lucidità e convinzione, insieme a un pizzico di duttilità tattica. E serve infine che chi ha il compito di tifare (e anche, talvolta, il diritto di fischiare) non perda entusiasmo, non perda l'abbraccio con la squadra, che sappia coniugare ottimismo e realismo.
Abbiamo visto e avuto finora più di quanto ci si potesse attendere, e abbiamo avuto da questa società forse più di quello che ci si poteva permettere: il Lecce ha ritrovato la categoria e insieme a questa la capacità in alcuni momenti di stupire e talvolta di prevalere. Ha una base di punti su cui costruire ancora una salvezza non semplice e non scontata, ma possibile. Ci sono poi le notizie positive: Babacar in grande crescita per efficacia e convinzione, Donati utilissimo per dare esperienza e maggiore qualità al reparto difensivo, una società che lavora alacremente sul mercato per riaffermare la sua volontà di conseguire l'obiettivo. Sarebbe un peccato che fosse proprio la piazza a sfilarsi dal progetto e a indebolire la spinta verso un traguardo alla portata dei giallorossi.