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lunedì 29 giugno 2020 Chi si estranea dalla lotta...
Concluso il mini-ciclo di "amichevoli di lusso" (Milan e Juventus) il Lecce si ritira in un angolo a leccarsi le ferite e a meditare sui tanti errori tecnici e mentali che ancora una volta hanno prodotto una considerevole mole di goal al passivo, ma nel mentre ha potuto gioire cinicamente delle altrui disgrazie.
Certamente la partita con i bianconeri, ancora una volta giocata in un clima spettrale, ha segnato un miglioramento in termini di efficacia e concretezza rispetto alla partita con il Milan, in cui praticamente tutti i giocatori erano apparsi abulici e imprecisi. In questo caso il teatro, sia pure vuoto in ogni ordine di posti, ha forse contribuito a motivare gli undici di Liverani che nella prima mezz'ora di gioco hanno non solo contrastato con attenzione i talenti juventini ma hanno provato anche a impostare qualche ripartenza e hanno a tratti mostrato personalità e coraggio.
Poi i soliti errori hanno ancora una volta mandato in fumo un approccio alla gara che aveva cominciato a far vacillare qualche convinzione nei padroni di casa. L'espulsione di Lucioni alla mezz'ora del primo tempo, per un fallo chiaro, conseguente ad un mix di strafalcioni tecnici, supponenza e rilassatezza mentale, ha stravolto completamente il senso della gara. E il successo bianconero è stato agevolato, anche qui con terribile puntualità, da un errore in fase difensiva di Shakov che, praticamente impalpabile fino a quel momento, ha trovato il modo di segnalarsi servendo a Dybala, con un improbabile disimpegno, la palla del vantaggio al 52'; otto minuti dopo, un rigore ancora una volta trasformato da Cristiano Ronaldo ha consentito alla Juventus di mettere al sicuro la partita. Toccava prima a Higuain, in splendida triangolazione con Ronaldo, e a poi a De Ligt chiudere il conto per il 4-0 finale.
Regolata la pratica con le big nel peggiore dei modi ora però la squadra è chiamata a fare sul serio; attende in casa mercoledì la Sampdoria, sicuramente più stanca per aver chiuso il turno con due giorni di ritardo rispetto ai giallorossi e, di seguito, un filotto di partite che consentirà di incontrare tutte le concorrenti alla salvezza, escludendo la Lazio, e alcune squadre come Bologna e Parma che potrebbero non avere molto da chiedere a questo campionato, avendo già potuto mettere in mostra un calcio efficace e redditizio.
Sarà comunque un cammino irto di ostacoli che il Lecce non potrà permettersi di affrontare con sufficienza in nessun momento: è importante ricordare che, per numero e per qualità, sulla carta la rosa giallorossa è inferiore a quella di tutte le altre squadre che ancora lottano per evitare la terz'ultima posizione, quella che condanna alla serie cadetta.
Ci vogliono convinzione, fiato e consapevolezza che, al di là delle magre figure rimediate in qualche caso e delle tante reti subite, veramente una quantità inimmaginabile, il Lecce ha di fronte una opportunità irripetibile per completare il miracolo della permanenza in serie A dopo il duplice salto di categoria. Certamente noi tifosi e appassionati, che abbiamo sofferto vedendo i giocatori sgomitare sui campetti della C, difficilmente avremmo immaginato di avere ancora chances intatte per la permanenza dopo un campionato così altalenante e così fortemente condizionato dagli eventi esterni.
È importante non dimenticare mai di essere i "quasi ultimi" della classe e giocare soprattutto gli scontri diretti consapevoli della grande opportunità che la sorte, e, certo, anche qualche merito, ha riservato alla squadra. Ci siamo meritati tutto nel bene e nel male, valanghe di goal, errori alla Paulo Roberto Cotequinho, ma anche una posizione di classifica che ci consente ancora la prospettiva del traguardo finale. Non lasciamoci sfuggire questo insperato regalo.