domenica 27 dicembre 2020 Ancora nel tunnel

Massimo Coda
Massimo Coda

Se qualcuno pensava di aver visto con il Pisa il Lecce più brutto di questa parte di stagione non aveva fatto i conti con lo spettacolo raccapricciante andato in scena questa domenica al Via del Mare. Ma, nonostante il quasi generalizzato corto circuito tecnico e mentale della squadra, i giallorossi hanno portato a casa tre punti non meritati ma essenziali per rimanere a galla e ritrovare un minimo di ossigeno per il prosieguo della stagione. Ancora una volta una squadra di medio-bassa classifica, forse la meno quotata vista finora, ha saputo tenere testa al Lecce, con una buona disposizione in campo, senza mai rinunciare al gioco, ma, soprattutto, capitalizzando con applicazione le amnesie difensive che puntualmente sono state concesse all'avversario di turno. Solo per circostanze del tutto fortuite la partita non si è risolta in un'altra débâcle.
Il Lecce, tornato al classico 4-3-1-2 con Majer e Listkowski a supporto di Tachtsidis in mezzo al campo, prova ad arrivare inizialmente al goal con Lucioni, di testa al 12', ma puntualmente subisce il vantaggio avversario con un'azione da far rabbrividire anche un lappone: su una rimessa laterale sbagliano in copertura quasi tutti (nell'ordine Zuta, Listkowski, Meccariello) per finire con l'aitante e svagato Adjapong; il laterale leccese si fa sorprendere dall'entrata sul cross di un onesto e ormai vissuto mestierante del pallone, Marotta, che in spaccata la mette in rete. E' appena il 15' e il Lecce come una settimana prima vede già i fantasmi: il Vicenza gioca bene, copre gli spazi, prova qualche azione d'attacco approfittando dei tentativi dei padroni di casa di risalire la corrente, affidati a Coda (mancata girata a centro area al 41') e a Stepinski (fiacco colpo di testa al 45' su cross di Adjapong). Ma i tentativi non sono minimamente all'altezza della squadra determinata e quasi chirurgica negli schemi ammirata nella prima parte del girone: i ritmi sono lenti, quasi abulici, gli schemi sfilacciati e velleitari, le misure spesso sbagliate, l'ansia di recuperare impedisce agli avanti leccesi di dialogare con lucidità. A un primo tempo scoraggiante segue una ripresa scandita dal solito copione: Lecce incapace di pensare e di trasformare le (scolorite) idee in azioni efficaci, Vicenza in controllo del match e convinto di poter fare risultato.
I miracoli però talvolta avvengono: l'entrata di Henderson e del giovane Rodriguez rivitalizza il Lecce e consente una svolta se non della partita almeno del punteggio: lo scozzese porta infatti neuroni e dinamismo e confeziona gli assist per il pareggio di Mancosu (25' della ripresa) e dello stesso Rodriguez due minuti dopo. Come ormai spesso accade, il capitano si prende la squadra sulle spalle e, servito in verticale nel cuore dell'area vicentina, sfodera uno splendido pallonetto che supera il portiere veneto. Poco più tardi Rodriguez, che per parte sua mette in campo agonismo e velocità, devia in rete un tiro di Henderson anticipando il suo diretto avversario. E stavolta i miracoli addirittura si ripetono, perché in due clamorose occasioni in chiusura di secondo tempo il Vicenza potrebbe infilare nuovamente un Lecce tornato abulico e molle: i giallorossi, in entrambi i casi sorpresi sulla destra della propria linea difensiva, sono prima graziati da Zonta che cincischia in area solo davanti a Gabriel e poi vedono annullato il pareggio di Guerra per un fuorigioco millimetrico ma correttamente rilevato.
Lecce troppo brutto per essere vero, ma anche troppo incerto e impreciso per affrontare le prossime sfide. Colpisce soprattutto la rilassatezza mentale e la scarsa lucidità che consentono regolarmente in queste ultime partite ad avversari non irresistibili di ingabbiare e mettere in ginocchio un organico di prim'ordine ma incapace di ritrovare autorità e qualità. Preoccupa, come sempre, la fragilità difensiva (con due esterni sufficienti nel palleggio ma molto carenti in copertura) tanto da far rimpiangere il più prudente e, sembrerebbe, efficace schieramento provato a Ferrara, in cui i cinque di centrocampo hanno meglio garantito interdizione e copertura alla linea di difesa. Ma probabilmente quello che manca realmente è il polso e la capacità di leggere le partite minuto per minuto cui ci ha abituato Mister Corini. Lo aspettiamo presto, sperando che il corto circuito sia solo lì, e che sia stato questo per il Lecce il prezzo da pagare in un campionato la cui storia sarà in larga parte scritta da fattori extrasportivi.

(o-w.k.)