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sabato 02 gennaio 2021 Sospesi tra sogno e incubo

La partita con il Cittadella ci ha consegnato un Lecce con i soliti problemi in difesa, ma ha rappresentato comunque un passo avanti nella fase di "convalescenza" dei giallorossi, ancora chiaramente penalizzati dall'assenza della prima guida tecnica sul campo.
Non è stata di certo una partita dominata da una delle due squadre, ma piuttosto un confronto equilibrato, grazie al desiderio di entrambe le contendenti di giocare a viso aperto e di prevalere.
Sul proprio campo, per il Lecce tradizionalmente "stregato", il Cittadella ha espresso un gioco fluido, veloce, ben finalizzato dalle sue possenti punte (Tsadjout e Ogunseye) che sia nel corpo a corpo che sulle palle alte hanno messo in grande difficoltà la difesa salentina. I giallorossi hanno risposto con le usuali qualità: palleggio, tecnica e lucidità da parte dei suoi uomini più rappresentativi, Tachtsidis e Mancosu, capaci di sostenere un Coda ispirato e uno Stepinski sempre propositivo e questa volta poco fortunato.
Come sempre il Lecce parte in salita, subendo dopo appena otto minuti la rete di Ogunseye, che di testa salta in area e sovrasta Zuta (certamente non il marcatore ideale per la sua stazza) mettendo alle spalle di un allibito Gabriel il cross dall'indisturbato D'Urso. E come sempre il Lecce ricomincia a macinare gioco e riesce a colpire due volte, questa volta con un Coda più preciso, al 17' e al 44'. Bella la ripartenza dalla sua metà campo di Tachtsidis, nel primo goal; il greco rompe la pressione dei padroni di casa e, dovendo scegliere tra le due punte, serve di precisione Coda che rientra e piazza con il destro un tiro sul palo coperto da Kastrati. Nel secondo goal è bravo Stepinski a sventagliare quasi dalla linea di centrocampo ancora per Coda, che controlla sulla sinistra e piazza la sua doppietta a "baciare" il palo opposto.
Ma tra il primo e il secondo goal il Lecce continua a soffrire i cross dal fondo di D'Urso, Vita, e Donnarumma e i pericoli creati dai suoi due veloci attaccanti, fino a quanto Tsadjout è costretto ad uscire per un risentimento muscolare sostituito dall'ex Rosafio.
I cambi del Cittadella (entra anche Tavernelli al posto di D'Urso nell'intervallo) consentono in parte alla difesa giallorossa di rifiatare rispetto ai pericoli corsi nel primo tempo, ma non di trovare maggiore protezione e tranquillità: così, ancora una volta di testa, il nuovo entrato Tavernelli beffa Lucioni e Meccariello sull'ennesimo agevole cross dalla sinistra di Donnarumma infilando ancora Gabriel, pur partendo da un deficit di diversi centimetri rispetto ai due centrali leccesi.
La partita scorre poi in equilibrio, senza tuttavia che nessuna delle due squadre appaia rinunciataria o desiderosa di accontentarsi. Un confronto onesto, insomma, privo di grandi lampi e recitato sul solito canovaccio dal Lecce: la squadra ha potenziale, qualità, e almeno due attaccanti che sono un lusso per la categoria, questo si sa, ma resta una incompiuta, una "come tante" nella parte alta della classifica, senza soluzioni chiare e affidabili che consentano di limitare una ormai frustrante vulnerabilità difensiva.
Come molti osservatori rilevano, tra Lucioni, Meccariello e Dermaku, il Lecce è teoricamente in grado di schierare due centrali esperti e tecnicamente dotati, ma che vanno in apnea se dalle fasce continuano a piovere cross, se gli avversari sono in grado di realizzare transizioni veloci che li portano in pochi tocchi a ridosso dell'area leccese.
Non ci vuole l'acume di un Geronimo Stilton per capire che non si tratta tanto di carenze nelle qualità individuali, non macroscopiche, comunque, né di topiche difensive, cui pure ogni tanto si è dovuto assistere. Corini deve trovare lo spartito giusto da far interpretare alla linea difensiva. Difficile, infatti, pensare che si possa intervenire con risorse ampie per trovare interpreti nuovi per lo schema privilegiato dal tecnico. Sarebbe piuttosto il momento di ripensare gli assetti, per non arrivare a svalutare l'impegno dei tanti elementi di eccellenza di questa squadra. Così, comunque, è dura sognare.