domenica 07 febbraio 2021 Il Lecce del futuro e le ansie del presente

Una preoccupata espressione di mister Corini
Una preoccupata espressione di mister Corini

E così anche l'Ascoli, impantanato nei bassifondi della classifica per un intero girone, viene a Lecce a dar lezioni di calcio a una squadra irriconoscibile, e come spesso accade, arrendevole, abulica e senza idee.
La partita può essere riassunta in poche righe: sin dalle prime battute è chiaro che i marchigiani abbiano un'idea di gioco, schemi e rabbia agonistica in misura tale da sovrastare i giallorossi, ma il Lecce riesce a inventare con uno splendido assist di Coda per Stepinski il gol del momentaneo vantaggio, al 23': idea ed esecuzioni pregevoli. Poi dopo aver sprecato un paio di occasioni clamorose, in particolare con Coda, del tutto fuori fase, il Lecce si ritrova al cospetto dell'orrido: inguardabile retropassaggio di Stepinski, palla rubata dagli avanti ascolani sulla tre quarti e Dionisi può realizzare il primo gol della sua doppietta al 28'. Per il resto la partita è un monologo dell'Ascoli che occupa letteralmente la metà campo leccese con il gioco, l'aggressività e la rapidità di esecuzione; meritatamente ottiene il vantaggio al 10' della ripresa ancora con Dionisi dopo l'ennesimo, questa volta vano, miracolo di Gabriel davanti ad una difesa lenta e impacciata come in molte altre occasioni. A testimonianza di quanto il Lecce non creda nelle sue qualità e probabilmente nei suoi obiettivi, Mancosu al 90' calcia in modo sciatto in curva anche il rigore procurato del giovane Rodriguez, ancora una volta uno dei pochi, insieme a Hjulmand e Gabriel, a mostrare convinzione e voglia.
In molti ci stiamo interrogando in queste ore, dopo una striscia pressoché interminabile di prestazioni deludenti e in qualche caso letteralmente avvilenti, cosa sia accaduto all'interno della squadra e nella guida tecnica e societaria per trasformare un organico accreditato, a ragione, di una possibile promozione diretta in un'armata Brancaleone capace di fare apparire insuperabile qualsiasi avversario. Molte possono essere le spiegazioni, in parte legate a vicende estranee al campo di gioco: è difficile non riconoscere che lo stesso Corini, dopo la personale vicenda di salute, appaia a un occhio esterno meno motivato e quasi stanco psicologicamente. Non va escluso che l'effetto incontrollabile dello scenario sanitario sia uno degli aspetti che possono spiegare il corto circuito di idee e l'eccessiva rassegnazione con cui il Lecce sembra affrontare alcuni impegni. In questa deriva generale si salvano soltanto alcuni nomi come i già citati Rodriguez e Hjulmand, quest'ultimo sempre più brillante e padrone delle sue zone di campo, e Gabriel che resta un ottimo portiere nonostante le tante carenze della sua difesa. Ma forse quello che impedisce di indirizzare correttamente le scelte tecniche e di motivare una squadra oggi allo sbando è l'assenza di visione che in questo momento sembra caratterizzare il progetto Lecce.
Sistemate alla bell'e meglio una serie di vicende extra calcistiche da tutti derubricate come "mal di pancia" o insofferenze di singoli sedicenti campioncini, non c'è dubbio che l'intervento sul mercato sia nella sessione estiva che soprattutto in quella invernale abbia comportato un ampio numero di innesti che hanno modificato la rosa per qualità e ampiezza e hanno posto a Corini numerosi interrogativi. Se fosse proprio questo il male oscuro del Lecce? Non è possibile che le qualità e la brillantezza mostrate nelle prime gare si siano dissolte nel nulla, a meno che lo snodo centrale non sia nella testa dei giocatori e in particolare di quelli più esperti e da più tempo in organico, che rappresentano gli elementi più carenti rispetto all'avvio del campionato. Forse smarrimento e scarsa convinzione potrebbero essere motivati dall'opacità dei messaggi che la strategia societaria ha veicolato in questi ultimi mesi: scarsa chiarezza su quale sia l'obiettivo effettivo di questo campionato e dell'assortimento tra vecchia guardia navigata e giovani promesse. Anche chi scrive, come molti, si chiede se questa squadra sia stata allestita per il possibile obiettivo di un salto di categoria o per una ordinata transizione verso un progetto di più lungo periodo in cui i nuovi innesti dovranno crescere e consolidarsi sotto la guida degli anziani per costituire l'ossatura del Lecce di domani. È ragionevole a questo punto della stagione chiedersi con quali obiettivi i giallorossi stiano giocando questo campionato, sicuramente difficile e unico per il contesto in cui si svolge. Ma se è lecito chiederselo per un osservatore o per un tifoso possiamo immaginare che questo interrogativo si ancora più importante e forse in qualche misura straniante per chi pur avendo prospettive diverse ha sposato il progetto societario, con intelligenza e spesso con amore per la piazza. È possibile che qualcuno di loro si stia oggi chiedendo, mentre attraversa il tunnel verso il campo di gioco, "ma io, davvero, cosa ci faccio qui?".

(o-w.k.)