giovedì 02 giugno 2022 Il giallorosso va sempre di moda

La premiazione per la vittoria del Campionato
La premiazione per la vittoria del Campionato

Ora che anche gli ultimi verdetti di questa stagione sono stati scritti, prendiamoci un po' di tempo per parlare a mente fredda del Lecce e di Lecce. Parliamone, perché indubbiamente con questa squadra e con questa società non ci si annoia mai.
E' innegabile che il Lecce di Baroni quest'anno abbia divertito e a tratti entusiasmato come poche altre volte nel passato. Non è soltanto il primo posto in campionato che deve essere visto come un'impresa, dal momento che molte e molto agguerrite e attrezzate erano le concorrenti quest'anno nella serie cadetta. Il Lecce ha saputo costruire una propria identità e un proprio gioco riconoscibile partita dopo partita: non era scontato. Dopo l'avvio stentato e che aveva lasciato più di qualche perplessità in molti, la squadra ha per lunghi tratti del campionato espresso un gioco divertente e una autorità che non sempre abbiamo visto in molte passate versioni dell'undici giallorosso.
È stata una stagione per certi versi emblematica perché ha portato alla ribalta giocatori sconosciuti o in altri casi ha rigenerato calciatori non pienamente valutati per le loro qualità tecniche: facile parlare di Coda, e ugualmente di Strefezza, molto si è già detto e visto di entrambi. Il vero valore aggiunto offerto da Baroni, insieme ai responsabili dell'area tecnica, è stato quello di vedere il potenziale di una serie di giocatori giovani e sconosciuti che per larghi tratti del campionato, spesso in momenti diversi, hanno sostenuto e sospinto il cammino della squadra: penso a Gendrey, a Blin, a Helgason. Ognuno di questi ragazzi, sconosciuti e arrivati in un lembo sperduto dell'Europa da altri lembi lontani del continente, in alcuni momenti hanno letteralmente dato quel qualcosa in più che serviva alla squadra. E un grande lavoro è stato fatto anche nel rigenerare giocatori che venivano da un percorso recente non entusiasmante e che hanno offerto nel corso della stagione un contributo fondamentale per spingere il Lecce sul gradino più alto di in un campionato estremamente combattuto e incerto: menzione speciale per Calabresi quindi ma anche per Listkowski e Barreca.
E poi c'è la società: è stato bello e incoraggiante vedere nei momenti più delicati della stagione, in tante partite in bilico, soffrire e gioire il presidente e i suoi "compagni-soci" in questa avventura, è stato motivo di soddisfazione anche apprezzare con quale equilibrio e stile Sticchi Damiani ha saputo commentare gli snodi cruciali di questa stagione e sostenere e difendere i risultati della squadra anche quando lo scenario appariva più incerto; ed è stato bello e interessante assistere agli sfoghi appassionati e talvolta coloriti di Pantaleo Corvino.
Ma, dicevamo, con il Lecce non ci si annoia mai. Ed in effetti il finale di questa stagione ha visto importanti novità e segnali intriganti anche nelle scelte societarie. È giusto aspettarsi che il Lecce non possa giocare un ruolo da protagonista nel prossimo campionato di A, sebbene molte in questi anni sono state le sorprese di squadre partite con scarse ambizioni e capaci di ritagliarsi un ruolo anche nel campionato maggiore. Ed è giusto, come è stato detto, non pensare di alzare l'asticella o porsi obiettivi diversi da una tradizionalmente sofferta salvezza. Tuttavia, è, nello stesso tempo, rassicurante osservare le mosse della società, vedere come una scelta di continuità e di crescita, e perché no, come un percorso originale, le modalità di ampliamento della compagine societaria, la volontà di acquisire capacità imprenditoriali e competenze, oltre che contributi appassionati, allargando la base proprietaria.
Il Lecce ormai è già una realtà acquisita nel panorama pallonaro nazionale: i suoi colori, il suo stadio, la passione della sua gente sono "un marchio di fabbrica" riconosciuto su tutti i terreni della serie A. Il Lecce ha quindi già una sua identità e una sua eredità da esporre nella vetrina della serie A. Le scelte di questi giorni, per quanto parte di una strategia ancora non pienamente leggibile, sono sicuramente la conferma e insieme il segnale di voler dare una continuità e una identità originale al progetto, coniugando la visibilità nazionale e, chissà, forse anche sovranazionale, con il desiderio di preservare il vero patrimonio di questa squadra e di questa società, che è il legame con il suo appassionato e spettacolare territorio.

(o-w.k.)